Un tappeto senza dimensione fisica
Un “atto estremo”, una riflessione sulla fatale caducità delle cose che ha nella dimensione del ricordo l’unica possibile resistenza. Un gesto minimo che ripercorre in modo libero e avventuroso i passi compiuti da Piero Manzoni nella ricerca di una traccia artistica “infinibile”, ricerca diventata concreta nel 1959 con la presentazione delle sue celebri Linee.
La memoria contrasta l'oblio, attribuisce al tempo una dimensione intima, in qualche modo in(de)finita. Esperienze, ricordi, emozioni non compongono una trama organica, ma una sequenza disomogenea, complessa e fluttuante, a volte densa, a volte evanescente, rappresentata nell'essenza discontinua e frastagliata del tappeto.
Come un tempio in rovina, si può solo immaginare la sua forma e la sua originale funzione. Consumando irreversibilmente la consistenza materica, il tempo diventa la dimensione più evidente dell'oggetto. Il tempo pensabile all’infinito e il tempo edax rerum, quello terreno che corrode la materia lasciando ruderi a testimonianza del passato.
/ 2024